Happy end per Rostam e Sohrab
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CULTURA
È proprio vero: gli iraniani riescono sempre a stupirti. Nel bene e nel male. All’anteprima alla Casa del Cinema di Roma del film di animazione “La battaglia dei re: Rostam e Sohrab”, tratto dallo Shahnameh, capolavoro del poeta persiano Ferdowsi, c’era il pienone. Tanti iraniani e anche tanti italiani, accomunati, al termine della proiezione, da un imprevisto senso di smarrimento.
Cosa era successo nelle due ore scarse di film?
Antonella Vicini, sul suo blog Sguardi Persiani, ha nottetempo scritto:
(…) Il regista del film ha voluto stravolgere il testo del sommo poeta iraniano… regalando un rassicurante happy end e un to be continued agli spettatori. Quindi il padre non uccide il figlio; niente Edipo al contrario, ma agnizione finale con moglie, Tahmineh, che arriva in tempo in tempo, sul fil di lana, per rivelare a Rostam che quello che sta per uccidere non è un nemico, ma suo figlio…. Insomma, come dire che Achille non ammazza più Ettore o che Edipo, per rimanere in tema, non uccide più Laio…. chissà cosa ne avrebbe detto Ferdowsi..
E pensare che a poche centinaia di metri dalla Casa del Cinema sorge proprio l’unica statua di Ferdowsi mai eretta al di fuori dell’Iran.
Forse lo “scandalo” sta nell’aver dato a questo film una valenza “alta” che probabilmente non vuole nemmeno avere. Più che un film di animazione, Battle of the kings sembra un grande videogioco impostato su una trama presa in prestito dall’epopea preislamica dell’Iran (e infatti abbondano i simboli zoroastriani come il Faravahar).
Un po’ come Dante’s Inferno, videogame uscito nel 2010 e “liberamente ispirato alla cantica dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri”. Come recitano le istruzioni, in quel caso,
il giocatore controlla Dante, un veterano della terza crociata, che ha lasciato la sua amata Beatrice e cerca di salvare la sua anima da Lucifero.
Certo, trasformare Dante da poeta a crociato, è un po’ un azzardo. Però è un gioco. E forse la grandezza dei miti e dei classici è anche quella di resistere alle variazioni e agli stravolgimenti.
In fondo, come diceva un iraniano all’uscita del cinema, “il finale è cambiato, ma questo è un film”