Il ruolo storico dell'Iran

Come e perché non è più possibile ignorare l'importanza politica e culturale di Tehran

Davood Abbasi

5/11/20245 min read

Cenni storici

L'Iran è erede dell'antica civiltà persiana, una civiltà che insieme alla Grecia ha forgiato una parte importante della cultura umana. Se la Grecia (e poi Roma) hanno gettato le basi della civiltà occidentale, la Persia antica (contemporanea sia del periodo d'oro greco (dinastia Achemenide) che del periodo di forza romano (dinastie Parti e Sassanidi)) ha dato vita a tutto un mondo che ha influenzato culturalmente un'area molto vasta che parte dall'India e dal Pakistan odierno e passa per l'Asia centrale, le zone dell'odierno Iran ed arriva in Anatolia, Turchia e si protrae fino al Nordafrica.

Nella civiltà islamica, è difficile non notare che tutti i più grandi personaggi sono o persiani, o comunque della sfera di influenza persiana; Avicenna (medico) è persiano, Rumi (poeta) idem, Saladino è curdo (etnia iranica), persino alla corte dei califfi e delle dinastie arabe più famose (Abbasidi e Fatimidi), i visir (ministri) sono persiani, come i Barmaki che lavoravano per il celebre Haroun Al Rashid, o i famosi Shirkuh e Esfahani, uomini influenti della corte Fatimide e della dinastia Zangi, la dinastia che con Norandino e Saladino arreca colpi duri ai crociati e riesce a conquistare Gerusalemme.

Caduto in rovina nel 19esimo secolo e agli inizi del 20esimo secolo, l'Iran soffre per la cattiva gestione della dinastia reale dei Qajaridi, una macchia nera nella sua lunga storia; i Qajaridi perdono territori oggi molto noti, l'Afghanistan, zone dell'odierno Pakistan, sponde sud del Golfo Persico, ma soprattutto il Caucaso, zone odierne di Georgia, Azerbaijan, Armenia.

Voglia di impero e di grandiosità dei Pahlavì

La Persia (Iran dal 1935), non diventa mai, nemmeno dell'era del colonialismo, colonia o protettorato di alcuna potenza. Area di influenza di russi ed inglesi nel periodo Qajar, alla fine sono gli inglesi che vincono e favoriscono la salita al trono di Reza Pahlavì, militare violento, tiratore impeccabile, uomo forte che dorme sul tappeto (e si rifiuta di dormire su un letto) anche da Scià di Persia. Con Reza Pahlavì, e l'aiuto degli inglesi, il Paese avvia una modernizzazione ed una secolarizzazione talvolta positive ed alle volte negativa. Reza Khan però non intende rimanere a vita un vassallo degli inglesi, quando pensa di essere abbastanza forte, si allea di nascosto con Hitler. Gli inglesi, durante il secondo conflitto mondiale, lo scoprono, occupano l'Iran e lo esiliano in Madagascar, dove muore dopo qualche anno.

Gli americani, alla fine della guerra mondiale, consigliano la formazione di una repubblica in Iran, ma gli inglesi insistono e fanno salire al trono il figlio dell'ultimo re, Mohammad Reza Pahlavì.

Lo Scià, cresciuto in un collegio svizzero e personaggio comunque illuminato, procede ad una modernizzazione ed industrializzazione della nazione, e come politica culturale si basa sulla valorizzazione della Persia antica; organizza nel 1971 i festeggiamenti dei 2500 anni di monarchia persiana a Persepoli e Pasargad, si proclama discendente di Ciro, si allea fortemente con Usa e Israele, ed ottiene il rispetto dei vicini arabi, anche se il richiamo al passato persiano, di fatto lo rende nemico degli arabi ed amico dell'Occidente.

Anche lui, fa la stessa fine del padre. Anche lui sembra volersi smarcare dall'alleato americano, nel 1978 fa anche il famoso discorso in cui dice che l'Iran "non ha più bisogno di quelli con gli occhi azzurri" e l'anno dopo, fugge, cedendo alla rivoluzione islamica guidata da Ruhollah Khomeini.

Non si intende sminuire l'effetto di alcuni errori interni di Mohammad Reza Pahlavì, come la sua terrificante polizia segreta Savak, la mancanza di comprensione della cultura del suo stesso Paese e le azioni repressive e dittatoriali, ma molti storici iraniani sono comunque convinti che l'ultimo Scià venne abbandonato dagli americani perché ormai pericoloso, e perché (lo confermano rapporti di allora della Cia),essere vassallo (anche se potente) dell'America, per lui era troppo poco.

La rivoluzione del 1979 ed il cambio del paradigma dell'Iran in politica estera

Anche i Pahlavì, a discapito di che si dica di loro, avevano inseguito il sogno dell'Iran potenza. In termini di armi, economia, università, avevano fatto il possibile, e dopo la rivoluzione, Usa ed Urss (con la collaborazione delle potenze europee), armano l'Iraq di Saddam Hussein che in 3 giorni avrebbe dovuto conquistare Teheran. L'anima guerriera dei persiani però segna la storia, dopo 8 anni Saddam viene sconfitto e non perde addirittura il suo territorio in virtù dell'intervento americano nel Golfo Persico ai danni dell'Iran (la guerra delle petroliere del 1987).

Khomeini (che muore nel 1989), fa, tra le altre cose, fa un qualcosa di importantissimo sul piano culturale. In politica estera l'Iran non si pone più come l'edere degli antichi persiani, ma come la potenza islamica che si oppone sia agli Stati Uniti che all'Urss, e invoca l'unità tra i musulmani, la lotta dei diseredati della terra contro gli oppressori, l'Iran stabilisce subito contatti forti con la resistenza palestinese, con il movimento di liberazione guidato da Mandela in Sudafrica, con realtà anti-americane come Fidel Castro.

L'Iran, fortemente ispirato dalla confessione islamica sciita, utilizza come paradigma della sua politica estera l'Islam e la lotta all'oppressione. Khomeini proclama l'ultimo venerdì del mese di Ramadan come giornata mondiale di solidarietà alla Palestina, gli atleti iraniani si rifiutano di gareggiare con gli israeliani nelle competizioni sportive, gli Ayatollah, approfittano di un Arabia Saudita molto mite e docile dinanzi agli americani, per aspirare a conquistare, almeno agli occhi dei popoli della regione, l'immagine di portabandiera del mondo islamico.

Programma missilistico ed influenza regionale, la forza sminuita dell'Iran

Negli anni della guerra con l'Iraq (1980-1988) l'Iran inizia a costruire i due pilastri della sua odierna potenza: si sviluppano il programma missilistico e si diffonde la sua influenza regionale.Quando Beirut è sotto occupazione degli israeliani e dei signorotti della guerra locali, un gruppo di ragazzi libanesi giunge alla corte di Khomeini e nel 1982, lui ordina ai Pasdaran, il secondo esercito dell'Iran, quello dei fedelissimi alla leadership religiosa, di aiutarli ed è così che nasce Hezbollah (in arabo partito di Dio).

La Siria che con Hafez Assad è l'unica paese, seppur di ispirazione marxista, a sostenere l'Iran nella guerra con Saddam, rafforza le sue relazioni con Teheran anche con l'amministrazione del figlio, Bashar Assad.In Yemen, la tardiva a ma alla fine riuscita salita al potere degli Houthi, crea un altro governo fortemente alleato con l'Iran.

Approfittando di divergenze e con una certa bravura diplomatica, l'Iran trasforma in realtà non ostili e comunque disposte alla collaborazione la Turchia, l'Oman, l'Azerbaijan, l'Iraq, l'Armenia, il Qatar.

L'intervento della Cina che vuole proteggere i suoi interessi economici legati all'esportazione di petrolio, permette di sanare i rapporti storicamente difficili pure con l'Arabia Saudita.

L'Iran, più per ispirazione ideologica che per una reale possibilità di successo, segue i concetti chiave della sua rivoluzione, ed in Medioriente si forma una rete di alleanze sempre più forti; "la mezzaluna sciita" che l'Occidente scopre con decenni di ritardo, solo nei dintorni del 2020.

La qualità dei ricercatori e degli scienziati iraniani, che fanno registrare eccellenze continue a livello mondiale (nel 2019 l'Iran risulta la nazione che in 10 anni ha fatto registrare il maggior tasso di incremento di paper scientifici pubblicati) viene a lungo negata, sminuita e canzonata dai media occidentali.

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